"Gazza"

Paul Gascoigne

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Talento, Classe, Fantasia, Generosità, Genialità, Umorismo, Creatività, Simpatia, Grinta, Pura Follia...
In Un Unica Parola... GAZZA!!!

 

enorme talento, smodata vitalità, pressante instabilità, insopportabile insoddisfazione . . .

 

Da ragazzino aveva talento ma non era un prodigio, “la falcata sbilenca, la corsa un po’ sporca”. Middlesbrough, Ipswich e Southampton lo scartarono anche per via del fisico. Al Newcastle, dove esordì in Premier a 18 anni, tutta quella ciccia non andava bene. Dimagrì, ma sul fisico robusto gli rimase quel volto per cui Agnelli lo definì “un soldato di ventura con la faccia da bambino”. Allegro, caciarone, in campo giocava sempre due volte, una per la squadra, l’altra per sé. Gli scherzi che combinava erano comiche da Mister Bean o Paperissima: abbracciava la bambola gonfiabile di un tifoso, nascondeva la palla sotto la maglia, ammoniva un arbitro, faceva la linguaccia durante l’inno, gavettoni e maschere, torte in faccia e siparietti. Come quando Vinnie Jones, lui sì davvero rissoso e senza gloria, gli strizzò gli attributi per reazione. Nonostante l’infanzia povera e difficile, Gascoigne non era il bullo delle cassanate. Non aveva la scorza dura del coatto, era un clown.

Ma non è stato solo un clown. I vizi a cui ha ceduto si attribuiscono ai fantasisti belli e irrisolti. Fantasista Gascoigne non era, vestiva la maglia numero otto, non era un dieci indolente come i sudamericani. Era un centrocampista possente e veloce (ecco la sassata su punizione nella semifinale di Coppa di Lega del 1991, che piega le mani al vecchio leone Seaman), a cui piaceva segnare (25 reti col Newcastle, dieci nella Nazionale, 33 con gli Spurs), busto dritto e agile, ovviamente a modo suo: gomiti alti per sopravvivere alla seconda divisione inglese, dove a fine partita poteva mancare qualche dente al suo sorriso. A differenza dei suoi eccessi grossolani, Gazza è stato un giocatore molto tecnico, quasi classico. L’archivio fotografico di Getty Images racconta bene questa fisicità. Talento, potenza, eccessi e stranezze da “Cretinetti”: questa la dote che Gazza portava in Italia. Elton John lo sconsigliò: “Attento, vai nella tana del lupo”.

«UN CUORE GRANDE» - Gattuso tiene però a sottolineare anche i lati positivi del 45enne ex «enfant terrible» del calcio inglese: «Coi Rangers avevamo un preciso dress code. In un grande magazzino Gascoigne mi comprò quattro-cinque vestiti. Era stato il club a dirgli di farlo. Il denaro mi sarebbe poi stato detratto dal mio stipendio. Più tardi chiesi alla squadra quando saldare quel debito. La loro risposta fu: “Ci ha già pensato Gascoigne”». Insomma, spiega Gattuso: «Paul può essere una personalità con un cuore grande». Già qualche anno fa l’ex rossonero Brian Laudrup svelò alcuni particolari inediti dell'esperienza del giovane calabrese nei Rangers rivelando quale fosse la soluzione di Gazza per tenere a bada Ringhio: la ricetta di Gascoigne per tranquillizzare Gattuso, secondo Laudrup, era quella di rifilargli qualche ceffone ogni tanto, così come faceva con tutti gli altri elementi della squadra.
 

LONDRA - «George Best era un mio amico ed era anche il mio eroe. La notizia della sua morte mi ha distrutto, ma io non sono come lui, mi curo, vado da uno psicologo e tengo sotto controllo i miei problemi con l'alcool». Dichiarazioni, queste, che Paul Gascoigne ha rilasciato in un'intervista al quotidiano spagnolo «As» che lo ha raggiunto in Inghilterra qualche settimana dopo il suo esonero dal Kettering Town e dal suo arresto per l'aggressione ad un fotografo. L'ex stella della Lazio e della nazionale inglese, 39 anni, racconta la sua verità sul licenziamento al Kettering Town. «Hanno detto che sono stato esonerato perchè ero sempre ubriaco, è falso - spiega Gascoigne -, la verità è che ho preso un brandy doppio prima di una partita, nulla rispetto alle quattro bottiglie di whisky che bevevo in passato». «Gazza» parla con entusiasmo dei suoi giorni da allenatore del Kettering, i risultati arrivavano e con la squadra si era instaurato un bel rapporto. «Voglio fare l'allenatore, continuerò a farlo - assicura Gascoigne -. Ho parlato con tanti grandi tecnici, da Mourinho ho imparato l'importanza di una difesa forte, da Ferguson che tutti i giocatori devono essere duri e pronti a tutto, da Wenger come sfruttare il possesso palla».14 dicembre 2005

Quel genio del pallone posseduto da un demone custode (Corriere della Sera)

Nei suoi tempi migliori, quando non era bloccato dai suoi innumerevoli infortuni, Paul Gascoigne è stato, senza esagerazione, un genio del calcio. Oltre a tutte le qualità fisiche e tecniche necessarie a tanti campioni, possedeva l’estro, il dono supremo dell’imprevedibilità. Apparteneva alla razza rarissima di coloro che riescono a stupire se stessi prima ancora del loro pubblico. Nel calcio di oggi, non saprei indicare qualcuno che riunisca in sé, come lui, tanta potenza e tanta fantasia. Ma è ovvio che la memoria di Gazza sarà sempre legata, oltre che al suo irregolare e inimitabile talento, a tutto ciò che accadeva tra una partita e l’altra. Ed ecco che si affollano nella memoria le sbronze, le droghe, le sparizioni da casa, e tutte le altre prove del fatto che il mondo, per quest’uomo grande e sventurato, non è mai stato un luogo facile da abitare. Ci saranno termini medici più appropriati e delicati, ma Gascoigne, per dirla con la parola più rozza e più vicina al vero, è un pazzo, un vero pazzo del tipo pericoloso per se stesso. E nei casi come il suo, purtroppo, è ben difficile immaginare una terapia. Perché diventa impossibile, quando ci si è spinti oltre un certo limite, salvare il bene ed escludere il male. La triste verità è che il bene e il male provengono dalla stessa radice, estirpando la quale, non ci sarebbe più nulla della persona. Voglio dire che in casi come quello di Gascoigne mi sembra abbastanza inutile e lontano dal vero immaginare il Genio insidiato, ed infine polverizzato, dalla Sregolatezza. Può verificarsi anche questa scissione, questa titanica lotta di forze contrarie capaci di lacerare l’individuo. Ma se penso a Gazza Gascoigne, in ogni circostanza della sua vita, sia mentre gli stadi lo acclamano all’apice della sua gloria, sia mentre giace circondato da bottiglie vuote in una squallida stanza d’albergo, è sempre l’immagine di un uomo vero, e intero, quella che riconosco. Non qualcuno che ha di fronte delle possibilità, tra le quali, scegliendo accortamente, sarà possibile costruire un patto vantaggioso con la vita, ma un uomo solo, spronato da un destino che non prevede scelte: un nero, possessivo, incomprensibile demone custode. (emanuele trevi)

a caccia di parole non conosciute ancora ( rubrica )

 talento, talenti, dalle stalle alle stelle alle stalle alle stelle . . . .